mercoledì 5 giugno 2013

Forza Silvia, povera Silvia!

Continuano le frasi di circostanza, continuano le affermazioni "sei tanto sfortunata" e "sei in credito con la vita".

Che palle.

Che poi se ci pensate prima o poi tutti veniamo a contatto con la morte d un genitore, quella di un figlio vi auguro proprio di no ma di un genitore...per natura, sì.

E non esiste preparazione. Anzi forse rendersi conto proprio dell'ordine delle cose può aiutare.

Se siete fragili di cuore o estremamente sensibili vi prego di smettere di leggere da qui in poi (anche te Stefania). Ho bisogno di scrivere in dettaglio quello che ho vissuto le ore precedenti la morte di papà e so che non è piacevole. Ma la mia personalissima terapeuta (Jacopa) insiste perché io lo faccia.

La mattina che è morto mio padre mi era apparso in sogno, poco prima delle 5:30, tanto che mi sono svegliata di soprassalto sentendo e temendo che fosse accaduto qualcosa. Mi sorrideva senza parlarmi, ma era pallido, tant'è che io gli dicevo "Papà, ma stai male? Sei così pallido". Poi ho sbarrato gli occhi... un forte senso di angoscia che provavo a calmare.

So che probabilmente è stato il momento in cui il suo spirito si è staccato dal corpo. Il momento in cui è andato in quello che è stato definito "coma irreversibile". Vedere mio padre nelle ore successive è stato come vedere un corpo che di papà aveva solo le sembianze. Nel letto del pronto soccorso aveva gli occhi aperti, e vitrei. Occhi senza vita. Tanti anni di ER e Grey's anatomy sono serviti... la prima cosa a cui ho fatto caso è stata la "miosi delle pupille, isocoriche". In soldoni pupille piccolissime e di uguale diametro.

Successivamente il suo corpo è stato attaccato a delle macchine che lo mantenevano in "equilibrio", nella stanza della rianimazione aveva gli occhi chiusi ma piano piano iniziava a gonfiarsi attorno al collo, sul viso.

Non era più mio papà. Era un qualcosa che gli assomigliava. È proprio vero che la vita si manifesta nello sguardo delle persone. L'anima si riflette lì. E in nessun altro posto. La vita scorre nelle vene e l'anima veste un corpo, è l'anima che vede il mondo, non due bulbi oculari.

Il mio rimpianto è quello di non aver mai visto gli occhi di Alberto. Bhe di non aver visto nulla di lui tranne che un piccolo corpo paffuto. Ma questa storia ce la siamo già raccontata.

Ricordo me, mamma e Stefania attorno a quel letto, controllando i parametri della saturazione, della pressione e dei battiti cardiaci sobbalzando ad ogni segnale di allarme... causato dal fatto che lo toccavamo. La saturazione viene alterata se vieni toccato. Che cosa strana.

Ancor più strano sentire che il piede si contraeva se lo sfioravi e anche il braccio...sentire la speranza salire e dire "si è mosso!", ma l'ignoranza dei non addetti ai lavori fa sorridere il personale medico... che con un ghigno ti dice "no, è solo un riflesso, non vuol dire nulla".

Riflesso. Riflesso di quello che era. Come la coda delle lucertole quando si stacca dal corpo del povero rettile che scappa mutilato.

Ho assistito a un esame che è stato ripetuto il giorno in cui è stato dichiarato cerebralmente morto. Uno degli esami di iter. Iter per dire se sei vivo o sei morto.

Un'ecografia ai vasi sanguigni del cervello. Nello schermo una volta identificato il vaso apparivano delle "gaussiane" (ovvero simili alle funzioni di Gauss, roba di statistica), ricordo di aver pensato che era simile ai segnali che analizzavo in laboratorio con l'oscilloscopio... Armata della stessa ignoranza con cui mi esaltavo per semplici contrazioni muscolari, ho detto "va bene? C'è flusso sanguigno!", e sempre lo stesso medico con la faccia da cazzo sorridendo mi ha detto "No. Il sangue torna indietro, avanza, trova un blocco e torna indietro. Come se si mandasse acqua dentro un tubo con l'estremità chiusa". Lo stesso diagramma l'ho visualizzato alla tempia di destra. A destra e sinistra della testa di papà c'erano vasi bloccati. Il cervello non era più irrorato.

Perché non lo operate? Perché non fate uscire quel sangue che ha in testa? Fatelo uscire, abbassate la pressione intracranica. Ripristinate la normalità. ER e Grey's anatomy insegnano anche questo.

No, non si può operare. L'emorragia ha fatto sì che il cervello scendesse... e non si può fare nulla. Anche operandolo non si sveglierebbe mai più. Questo il concetto, o come l'ho interpretato io che di medico ho solo l'abbonamento a sky.

Così passi due giorni a guardare un corpo. Sai che è morto, sai che è stato anche dichiarato morto eppure respira. Gli esce il sangue dal naso... pensi che sia quello del cervello...ma il medico ghignante ti dice che è impossibile, che c'è un osso tra il cervello e il naso.

Abbiamo lasciato l'ospedale prima che lo portassero via, per vedere se poteva donare gli organi.

Lo abbiamo rivisto la mattina, in obitorio, fasciato come una mummia con il viso scoperto.
Sembrava sorridesse. Un rivolo di sangue usciva dalla bocca se lo toccavi. Così abbiamo smesso di accarezzarlo. Un corpo a cui avevano tolto reni e fegato. Un corpo mutilato.

La disperazione di quelle giornate... il pianto di mia madre la mattina alle 6 che mi dice "Io non ce la faccio, voglio morire, eravamo un tutt'uno", o quando in obitorio dice "non lo vedrò mai più", mia sorella che abbraccia papà in lacrime prima di andare via dal reparto.  Disperazione pura unita all'incredulità di quello che stai vedendo. Andrea che piange singhiozzando abbracciato a me. Mio Zio che accarezza il fratello piangendo, i miei cugini, le mie cugine, i miei zii...gli amici di famiglia. Tutti stretti in quelle ore di agonia e attesa. Attesa che la morte venisse riconosciuta e vestita.

Il giorno del funerale papà era nell'ultima sala "in fondo a destra" (come il bagno, è sempre in fondo a destra). La bara scelta da me. Sono riandata alle pompe funebri di Alby, ho ritrovato Roger e Testa quadrata (che è proprio un coglione). Ho visto anche il seminterrato delle pompe funebri, quel posto macabro dove c'e' l'esposizione delle bare... per fortuna papà voleva essere cremato, la scelta della bara è molto limitata.... quale decorazione ci mettiamo? E l'interno?

Decorazione sobria, bara di legno opaco (forse rovere?) con le venature del legno, interno rosso (il suo colore preferito). Fiori rossi, fiori di sinistra.

Papà dentro alla bara non era lui. Era un altro signore. La mano fredda da accarezzare. I fiori del giardino preparati da Stefania... con tutti i fiori che ci sono in giadino, anche le bocche di leone d cui eri così orgoglioso quest'anno...così con lui c'è un po' di casa.

Il carro funebre era lo stesso di Alby. Ricordo di aver guardato i binari che ci sono per fissare la bara...per Alby erano così distanti...la bara così piccola che non si fissava. Quella di papà ovviamente non ha avuto problemi.

Papà è con Alberto.  Alberto è morto. Papà è morto. Sono morti, finiti, non si possono più vedere. Se non nei sogni (o incubi).

E io sono ancora viva. Ancora respiro, ancora ho occhi vivi. Ho l'anima martoriata. Dilaniata e sanguinante. Ma ho occhi vivi.

La vita ancora vede  fuori di me, la vita vede anche dentro di me.

Ho riempito la mia casa di foto. Foto della mia famiglia.

Anche papà perse il padre da giovane...ne aveva 29 di anni, lui. Eppure ha vissuto altri 40 anni (quasi 41, visto che avrebbe compiuto 70 anni 12 giorni dopo la sua morte). Ha vissuto bene, ha avuto soddisfazioni, dolori, amore e amicizia. Allora forse possiamo farcela anche noi.

Certo. Papà continua ad esserci nelle cose che dobbiamo terminare, nella vita che dobbiamo continuare a vivere, fino a quando ci sarà possibile.

E io vivrò. E anche Stefania e anche mamma (a cui io e Stef abbiamo impedito di morire, gliel'abbiamo proprio intimato).

E vivremo con lui accanto.

Non so se Alby è accanto a me, ma papà lo sento. Papà c'è.

Questa mattina ho riletto la lettera che mi aveva scritto a febbraio...questo un passaggio:

[...]

Ognuno di noi reagisce in modo diverso al dolore e noi abbiamo tacitamente deciso di evitare il discorso. Tu hai scelto una strada diversa e stai facendo un'opera meravigliosa, anche se dolorosa, diffondendo i tuoi stati d'animo ad altri.

Devo dire che hai una scrittura incisiva e tagliente, dote propria dei grandi scrittori (chissa', alla fine ne potremmo fare un'edizione C..) che non lascia prendere fiato al lettore.

Oggi ci siamo sentiti piu' volte al telefono ma ho preferito scrivere piuttosto che parlare perche' altrimenti non sarei riuscito ad andare oltre le prime parole.

Sai, per quanto tu sia grande per me e la mamma rimani sempre la nostra "bambina" che dobbiamo proteggere e quando non ci riusciamo e' un dolore enorme anche se cerchiamo di non farlo vedere. Quando tra tanti anni dovessi ripensare a queste mie povere considerazioni ti renderai conto di cosa sia il legame genitore-figlio e di come sia una cosa viscerale che non si puo' modificare.

Hai ragione, le parole di conforto lasciano il tempo che trovano, ognuno deve trovare il modo di superare le avversita' e tu lo hai forse trovato, dopotutto anche da piccola trovavi sempre il modo:

forza Silvia, povera Silvia


un abbraccio

papa'

Forza Silvia, povera Silvia.

Forza Stefania, povera Stefania.

L'amore che ci lega e ci unisce sarà capace di salvarci.

Stefania se hai letto sono certa che starai singhiozzando... anche io fatico a scrivere perché le lacrime scendono copiose (e ho anche i pittori in casa che se mi vedono chissà cosa penseranno)
ma ce la faremo, e porteremo avanti la nostra vita grazie agli insegnamenti di papà e mamma.

Giorno dopo giorno.

Un passo per volta.

Io sono accanto a te.



18 commenti:

  1. mi scendono lacrime grandi ora.
    e vorrei stritolarti la mano ora.
    per tenerla stretta stretta a me.

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  2. Leggo e vedo quelle ore...
    anche io ti stringo la mano
    e piango con te, in silenzio.
    Grazie per queste parole.

    "Forza Silvia, povera Silvia", io me lo ricordavo eccome.

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  3. grazie per aver condiviso Silvia
    è dolcissimo il modo in cui ami tuo papà e tutta la tua famiglia...e come lo dimostri

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  4. Silvia quanto dolore...
    Silvia sei speciale, mettitelo in testa!
    Vorrei toglierti un po' di sofferenza...vorrei bussare alla tua porta e abbracciarti forte che più forte non si può! Che donna speciale sei tu...
    Mentre leggevo di tuo papà in quel letto c'ho visto il mio...non lo so perché...forse perché come hai scritto tu prima o poi con la morte ci facciamo i conti tutti.
    Tieni stretta la tua mamma e Stefania. Rimanete unite perché banale la dirsi ma l'unione fa la forza e voi ne avete bisogno.
    Tuo papà è con Alberto, se lo sta coccolando. Stanno bene, credici.
    Cara Silvia, vorrei che tutte queste lacrime si trasformassero al più presto in una gioia da lasciare senza fiato. In meraviglia, in speranza, in assenza di dolore, in calore...
    Ti abbraccio cara...ti penso sempre.

    Serena

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  5. Per fortuna mi sono reputata non troppo fragile di cuore, e ho continuato a leggere..e ho fatto bene a farlo, perchè, al di là delle lacrime, è stata solo una bellissima lettera d'amore; l'ho amata, ed ho provato per te, non certo commiserazione..ma rispetto e fiducia nelle tue possibilità. Sento che andrai lontano...40 e più anni che meriteranno di essere vissuti.
    ti abbraccio

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  6. Bella piccola Silvia. Ti abbraccio forte. Che dolci le parole del tuo papa'.

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  7. E' una bellissima lettera quella che tuo padre ha voluto scriverti. E' una bella famiglia la tua.
    Piena di Amore, con la A maiuscola.

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  8. piango mentre scrivo questo commento...ma non so cosa scrivere. vorrei solo si trasformasse in un abbraccio...

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  9. Ti leggo sempre ma spesso non commenti per timore di essere indelicata.
    A me dissero: ovunque saprai vedermi, io sarò con te.
    Mi ha aiutato tanto.
    Vi abbraccio

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  10. Silvia....con te nn mi esce mai una parola.....peccato non poterti guardare in faccia: un mio sguardo e un caldo a abbraccio parlerebbero da soli. Ti voglio bene sorella di pancia. Valentina/Lavinia mdn12

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  11. Il tuo papà è venuto a salutarti quella mattina...
    Riesco solo a pensare a questo.
    A quanto avrei voluto io quel saluto e perchè, se invece c'è stato, non ho saputo accoglierlo?

    Ti abbraccio

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  12. un grande padre, una grande figlia.

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  13. Che altro dire di più di quello già detto dalle nostre amiche qui sopra.... che a parole è difficile esprimere ciò che vorrei dirti, che un abbraccio non basterebbe a farti sentire quanto ti sono vicina col cuore, ma una cosa mi viene in mente quando leggo questi bellissimi rapporti fra genitori e figli, che a me manca, ed è grazie, grazie perchè mi regali quel briciolo di rapporto che non ho e che però tu condividi a cuore aperto facendomene sentire un pò parte.

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  14. Oh tesoro, come ti capisco. Avevo lasciato mia mamma poche ore prima, forse 2 o meno. Ero seduta sul divano, mi sono appisolata e mamma mi è apparsa in sogno, mi ha salutata, dopo pochi minuti, forse 10, mi chiama mio fratello e mi dice..mamma se n'è andata...E' venuta a salutarmi, non poteva lasciarmi così...oddio, mentre scrivo, piango.
    Un abbraccio forte a te, a tua sorella e alla tua mamma...

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  15. Cara Silvia, fai bene a scriverne, i dettagli aiutano a convivere con l'idea dell'inevitabile ed abituarcisi.
    Hai avuto in dono un padre grande, che ti ha amato come figlia e come donna e che ti è stato vicino fino alla fine. Hai il cuore pieno di ricordi e questi non te li porta via nessuno.
    Dai sfogo al tuo dolore ed alla tua incredulità in ogni modo possibile.
    E datti tempo, grande medico, con tutto e per tutti.
    Un abbraccio,
    Barbara

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  16. Silvia tesoro, rileggo le tue parole e rivedo la stessa scena solo 24 h prima anche mio papà moriva come il tuo. Anche io quella mattina l'ho sognato che discuteva con mia sorella, poi la telefonata, la corsa in ospedale, lui é rimasto 12 ore attaccato alle macchine, ma il suo corpo nn c'era più.non ci sono parole x descrivere il.dolore che si sente, troppo forte, un vuoto immenso. io lo sai ti sono vicina, ti abbraccio e sono certa che alby e il tuo papà ora sono insieme.

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  18. Il primo maggio di un lontano 1984 un infarto, di quelli che ti squarciano il cuore senza pietà ha martoriato il cuore di mio padre. 13 giorni di ospedale, terapia intensiva. Poi, un giorno ci dice: " se esco di qui, vi raccontò quello che ho visto". Non è uscito, non ci ha mai raccontato, e morto mentre a Terni passavano i carri. Mia madre, io è mio fratello, non abbiamo saltato il vuoto della finestra che mia madre avrebbe voluto abbracciare. È siamo andati avanti. passo dopo passo, un giorno alla volta. Siamo cresciuti, ci siamo laureati, io mi sono sposata, ho avuto un bambino. Cq' e tanta, tanta roba tra quel lontano 1984 ed oggi. C'è morte e dolore, e abbandoni e difficoltà, ma ci sono anche risate, pezzi di felicità, giorni indimenticabili. C'è vita. Mio padre era ateo e so, lo so, che quella frase, detta dopo svenimenti, mentre il suo cuore stava lentamente preparando si a fermarsi, significa qualcosa. Significa che lui ha visto altro. Che c'è dell'altro. È voglio crederlo. Andrete avanti, c'è la farete, perché, la vita trova sempre un varco per irradiarsi, perché è più forte.
    Raffaella

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