domenica 23 giugno 2013

Non scrivo

Perché non ho nulla da dire. Sono assorbita dai miei stessi pensieri, dalle mie cose.

Ma sto bene. Per chi se lo sia chiesto.

Solo, non ho nulla da dire, non mi vengono più fuori le parole. Forse le ho esaurite...

Vado avanti amiche mie, con la solita tenacia e la voglia di vedere come andrà a finire...

Buona domenica a tutte!

sabato 15 giugno 2013

Aprire gli occhi

L'euforia  rappresenta il preludio alla disperazione. Almeno per me accade così.

Oramai mi conosco bene e capisco ogni segnale della mia psiche, la solita altalena per capirci.

Non voglio scrivere un post triste, che poi i migliori post sono quelli scritti mentre piango.... Sono una drammaturga. Ora non sono triste, per fortuna.

Ieri sera si. Tantissimo. C'ho dormito sopra.

Zio Paolo mi aveva detto che dopo la morte di zia si è reso conto di quanti segnali arrivino dall'esterno a farci capire che non siamo soli. La disperazione potrebbe farci affondare ma basta aprire gli occhi per cogliere i segni. Quante mamme speciali vedono i propri figli nelle farfalle, nelle forme delle nuvole... Mi sono svegliata con una canzone alla radio di Nino Buonocore, mia grande passione a 14 anni (eh...lo so...sorvoliamo), una delle canzoni meno note (va bhe probabilmente non lo conosce nessuno ma vi assicuro che ci sono canzoni che magari avete sentito).

Il ritornello faceva "se io fossi in te. Mi lascerei alle spalle i giorni che fanno male, se io fossi in te lo farei davvero...". Mi sono svegliata con il sorriso.

Poi un'altra canzone importante per me... Infine, in terrazzo la margherita che mi aveva regalato papà ha aperto i fiori della seconda fioritura e il ciclamino regalato da Giulio per Alby ha messo tutte foglie nuove...


Insomma se vogliamo, se siamo ben disposti, abbiamo segnali ovunque che ci parlano, che ci aiutano.

Io ne faccio tesoro. Oggi si sposano Emy e Stefano, due dei miei più cari amici. Oggi è anche un mese dalla morte di papà.

Oggi per l'ennesima volta mi alzo e colgo i segni, e mi apro alla vita.

Certo, con quel vestito rosa.... Vedremo.



lunedì 10 giugno 2013

conseguenze

Non ho molto da dire.

Solo che continuano le notti di sogni strani. Ho sognato una sconosciuta che si chiamava Ada con cui ho parlato a lungo, ho sognato di prendere un ascensore che mi portava su una base spaziale (ma mi sono fermata a un piano intermedio...stavo aspettando un altro ascensore ma Andrea e il suo russare mi hanno svegliato), comunque vedevo il mondo dall'alto. Ho sognato pure il Papa. Insomma, tanta roba.

Ho ancora i pittori in casa. Questa mattina faccio ridipingere il mio studio, toglierò l'arancione e metterò un colore neutro. Copro il passato. Siamo passati in una nuova epoca.

È finito un periodo bellissimo.

Cominciamo un periodo nuovo, e come le cose nuove... si ha paura all'inizio.

L'amica schizofrenica mi ha mandato messaggi degni di un ottimo bipolarismo. Ora mi abbraccia e mi manda faccine. Io quando la rivedrò sabato... non so che "faccino" userò. Forse quello per le grandi occasioni...

Mi sveglio ultimamente con di nuovo quella sensazione di vuoto. Come appena morto Alby. Mi sveglio e dico "Cazzo. Ho perso Alby, ho perso Papà" e cavolo io ancora non riesco a crederci.
Che vita di merda. Poi, piano piano la giornata ingrana...ma quel vuoto si sente.

Torna di nuovo, e ancora, ancora. A ricordarti che sei "sfortunata".

Di nuovo ho reazioni di shopping compulsivo. Mi sono comprata un altro vestito per il matrimonio di Emy, ne avevo preso uno con Andrea ma era nero... e non voglio essere vestita a lutto. Così ne ho preso uno ROSA. Io che il rosa non l'ho mai adorato. Scarpe piuttosto appariscenti (tacco 14... peccato che ora indosso quelle da ginnastica). La mia terapeuta (jacopa sempre) mi ha fatto notare che si tratta di una normale reazione. Non voglio essere quella disperata che la gente guarderà con compassione, ma con possibile stupore per l'eccentricità del vestire. Insicurezza. Paura dei giudizi.

Evviva.

Nel foglio bianco che sono diventata, inizio a stendere colori, che siano un rosa pacchiano, o un neutro con cui coprire il passato. Da qualche parte si inizia.


mercoledì 5 giugno 2013

Forza Silvia, povera Silvia!

Continuano le frasi di circostanza, continuano le affermazioni "sei tanto sfortunata" e "sei in credito con la vita".

Che palle.

Che poi se ci pensate prima o poi tutti veniamo a contatto con la morte d un genitore, quella di un figlio vi auguro proprio di no ma di un genitore...per natura, sì.

E non esiste preparazione. Anzi forse rendersi conto proprio dell'ordine delle cose può aiutare.

Se siete fragili di cuore o estremamente sensibili vi prego di smettere di leggere da qui in poi (anche te Stefania). Ho bisogno di scrivere in dettaglio quello che ho vissuto le ore precedenti la morte di papà e so che non è piacevole. Ma la mia personalissima terapeuta (Jacopa) insiste perché io lo faccia.

La mattina che è morto mio padre mi era apparso in sogno, poco prima delle 5:30, tanto che mi sono svegliata di soprassalto sentendo e temendo che fosse accaduto qualcosa. Mi sorrideva senza parlarmi, ma era pallido, tant'è che io gli dicevo "Papà, ma stai male? Sei così pallido". Poi ho sbarrato gli occhi... un forte senso di angoscia che provavo a calmare.

So che probabilmente è stato il momento in cui il suo spirito si è staccato dal corpo. Il momento in cui è andato in quello che è stato definito "coma irreversibile". Vedere mio padre nelle ore successive è stato come vedere un corpo che di papà aveva solo le sembianze. Nel letto del pronto soccorso aveva gli occhi aperti, e vitrei. Occhi senza vita. Tanti anni di ER e Grey's anatomy sono serviti... la prima cosa a cui ho fatto caso è stata la "miosi delle pupille, isocoriche". In soldoni pupille piccolissime e di uguale diametro.

Successivamente il suo corpo è stato attaccato a delle macchine che lo mantenevano in "equilibrio", nella stanza della rianimazione aveva gli occhi chiusi ma piano piano iniziava a gonfiarsi attorno al collo, sul viso.

Non era più mio papà. Era un qualcosa che gli assomigliava. È proprio vero che la vita si manifesta nello sguardo delle persone. L'anima si riflette lì. E in nessun altro posto. La vita scorre nelle vene e l'anima veste un corpo, è l'anima che vede il mondo, non due bulbi oculari.

Il mio rimpianto è quello di non aver mai visto gli occhi di Alberto. Bhe di non aver visto nulla di lui tranne che un piccolo corpo paffuto. Ma questa storia ce la siamo già raccontata.

Ricordo me, mamma e Stefania attorno a quel letto, controllando i parametri della saturazione, della pressione e dei battiti cardiaci sobbalzando ad ogni segnale di allarme... causato dal fatto che lo toccavamo. La saturazione viene alterata se vieni toccato. Che cosa strana.

Ancor più strano sentire che il piede si contraeva se lo sfioravi e anche il braccio...sentire la speranza salire e dire "si è mosso!", ma l'ignoranza dei non addetti ai lavori fa sorridere il personale medico... che con un ghigno ti dice "no, è solo un riflesso, non vuol dire nulla".

Riflesso. Riflesso di quello che era. Come la coda delle lucertole quando si stacca dal corpo del povero rettile che scappa mutilato.

Ho assistito a un esame che è stato ripetuto il giorno in cui è stato dichiarato cerebralmente morto. Uno degli esami di iter. Iter per dire se sei vivo o sei morto.

Un'ecografia ai vasi sanguigni del cervello. Nello schermo una volta identificato il vaso apparivano delle "gaussiane" (ovvero simili alle funzioni di Gauss, roba di statistica), ricordo di aver pensato che era simile ai segnali che analizzavo in laboratorio con l'oscilloscopio... Armata della stessa ignoranza con cui mi esaltavo per semplici contrazioni muscolari, ho detto "va bene? C'è flusso sanguigno!", e sempre lo stesso medico con la faccia da cazzo sorridendo mi ha detto "No. Il sangue torna indietro, avanza, trova un blocco e torna indietro. Come se si mandasse acqua dentro un tubo con l'estremità chiusa". Lo stesso diagramma l'ho visualizzato alla tempia di destra. A destra e sinistra della testa di papà c'erano vasi bloccati. Il cervello non era più irrorato.

Perché non lo operate? Perché non fate uscire quel sangue che ha in testa? Fatelo uscire, abbassate la pressione intracranica. Ripristinate la normalità. ER e Grey's anatomy insegnano anche questo.

No, non si può operare. L'emorragia ha fatto sì che il cervello scendesse... e non si può fare nulla. Anche operandolo non si sveglierebbe mai più. Questo il concetto, o come l'ho interpretato io che di medico ho solo l'abbonamento a sky.

Così passi due giorni a guardare un corpo. Sai che è morto, sai che è stato anche dichiarato morto eppure respira. Gli esce il sangue dal naso... pensi che sia quello del cervello...ma il medico ghignante ti dice che è impossibile, che c'è un osso tra il cervello e il naso.

Abbiamo lasciato l'ospedale prima che lo portassero via, per vedere se poteva donare gli organi.

Lo abbiamo rivisto la mattina, in obitorio, fasciato come una mummia con il viso scoperto.
Sembrava sorridesse. Un rivolo di sangue usciva dalla bocca se lo toccavi. Così abbiamo smesso di accarezzarlo. Un corpo a cui avevano tolto reni e fegato. Un corpo mutilato.

La disperazione di quelle giornate... il pianto di mia madre la mattina alle 6 che mi dice "Io non ce la faccio, voglio morire, eravamo un tutt'uno", o quando in obitorio dice "non lo vedrò mai più", mia sorella che abbraccia papà in lacrime prima di andare via dal reparto.  Disperazione pura unita all'incredulità di quello che stai vedendo. Andrea che piange singhiozzando abbracciato a me. Mio Zio che accarezza il fratello piangendo, i miei cugini, le mie cugine, i miei zii...gli amici di famiglia. Tutti stretti in quelle ore di agonia e attesa. Attesa che la morte venisse riconosciuta e vestita.

Il giorno del funerale papà era nell'ultima sala "in fondo a destra" (come il bagno, è sempre in fondo a destra). La bara scelta da me. Sono riandata alle pompe funebri di Alby, ho ritrovato Roger e Testa quadrata (che è proprio un coglione). Ho visto anche il seminterrato delle pompe funebri, quel posto macabro dove c'e' l'esposizione delle bare... per fortuna papà voleva essere cremato, la scelta della bara è molto limitata.... quale decorazione ci mettiamo? E l'interno?

Decorazione sobria, bara di legno opaco (forse rovere?) con le venature del legno, interno rosso (il suo colore preferito). Fiori rossi, fiori di sinistra.

Papà dentro alla bara non era lui. Era un altro signore. La mano fredda da accarezzare. I fiori del giardino preparati da Stefania... con tutti i fiori che ci sono in giadino, anche le bocche di leone d cui eri così orgoglioso quest'anno...così con lui c'è un po' di casa.

Il carro funebre era lo stesso di Alby. Ricordo di aver guardato i binari che ci sono per fissare la bara...per Alby erano così distanti...la bara così piccola che non si fissava. Quella di papà ovviamente non ha avuto problemi.

Papà è con Alberto.  Alberto è morto. Papà è morto. Sono morti, finiti, non si possono più vedere. Se non nei sogni (o incubi).

E io sono ancora viva. Ancora respiro, ancora ho occhi vivi. Ho l'anima martoriata. Dilaniata e sanguinante. Ma ho occhi vivi.

La vita ancora vede  fuori di me, la vita vede anche dentro di me.

Ho riempito la mia casa di foto. Foto della mia famiglia.

Anche papà perse il padre da giovane...ne aveva 29 di anni, lui. Eppure ha vissuto altri 40 anni (quasi 41, visto che avrebbe compiuto 70 anni 12 giorni dopo la sua morte). Ha vissuto bene, ha avuto soddisfazioni, dolori, amore e amicizia. Allora forse possiamo farcela anche noi.

Certo. Papà continua ad esserci nelle cose che dobbiamo terminare, nella vita che dobbiamo continuare a vivere, fino a quando ci sarà possibile.

E io vivrò. E anche Stefania e anche mamma (a cui io e Stef abbiamo impedito di morire, gliel'abbiamo proprio intimato).

E vivremo con lui accanto.

Non so se Alby è accanto a me, ma papà lo sento. Papà c'è.

Questa mattina ho riletto la lettera che mi aveva scritto a febbraio...questo un passaggio:

[...]

Ognuno di noi reagisce in modo diverso al dolore e noi abbiamo tacitamente deciso di evitare il discorso. Tu hai scelto una strada diversa e stai facendo un'opera meravigliosa, anche se dolorosa, diffondendo i tuoi stati d'animo ad altri.

Devo dire che hai una scrittura incisiva e tagliente, dote propria dei grandi scrittori (chissa', alla fine ne potremmo fare un'edizione C..) che non lascia prendere fiato al lettore.

Oggi ci siamo sentiti piu' volte al telefono ma ho preferito scrivere piuttosto che parlare perche' altrimenti non sarei riuscito ad andare oltre le prime parole.

Sai, per quanto tu sia grande per me e la mamma rimani sempre la nostra "bambina" che dobbiamo proteggere e quando non ci riusciamo e' un dolore enorme anche se cerchiamo di non farlo vedere. Quando tra tanti anni dovessi ripensare a queste mie povere considerazioni ti renderai conto di cosa sia il legame genitore-figlio e di come sia una cosa viscerale che non si puo' modificare.

Hai ragione, le parole di conforto lasciano il tempo che trovano, ognuno deve trovare il modo di superare le avversita' e tu lo hai forse trovato, dopotutto anche da piccola trovavi sempre il modo:

forza Silvia, povera Silvia


un abbraccio

papa'

Forza Silvia, povera Silvia.

Forza Stefania, povera Stefania.

L'amore che ci lega e ci unisce sarà capace di salvarci.

Stefania se hai letto sono certa che starai singhiozzando... anche io fatico a scrivere perché le lacrime scendono copiose (e ho anche i pittori in casa che se mi vedono chissà cosa penseranno)
ma ce la faremo, e porteremo avanti la nostra vita grazie agli insegnamenti di papà e mamma.

Giorno dopo giorno.

Un passo per volta.

Io sono accanto a te.



lunedì 3 giugno 2013

Strane pretese

Questa sera ho avuto un deja vu... Ho sperato per un attimo che le cose si mettessero a posto, ora.

Una sorta di "da adesso e' tutto in ordine, scusate per il disagio apportato".

Ma un deja vu e' solo un immagine simile vissuta, un neurone ritardatario sulle reti neurali...

Comunque... Merita di essere annotata l'uscita infelice della cassamortara del 4 piano (sempre quella pazza del mio palazzo). "E' un periodaccio... Non puoi capire... Ho una media di 4 funerali al giorno".

Primo, per me non è vero, se così fosse sarebbe ricca e felice, invece è un mix di tristezza e pazzia.
Secondo, anche fosse vero... Sei proprio un'indelicata e altro lavoro non avresti potuto fare se non quello che fai. Cassamortara. Cafona.


Ma quello di cui voglio scrivere sono lle pretese/aspettative della gente. Trovo  ridicole le "paure" dello starmi accanto...prima per Alby, ora per questo....in sostanza sono pestilenza e lebbra... E le persone si fanno proprio le fantasie!!


Sono andata a S. Rita, mi sono anche confessata con un prete africano dalla testa piena di bozzi...

Morale della favola:

Il male esiste, io pare che non sia maledetta, 2 avemaria e 1 padrenostro.

Però mi ha detto una cosa carina, che da dove viene lui i morti non muoiono mai, ma sono con noi, sono nell'acqua che scorre e nel vento che soffia.

Viste le pioggia di questi giorni...ne abbiamo ampia dimostrazione... Oddio dovrei essere un pochino più seria...

Purtroppo ho ricominciato a sognare morte e bare... Ieri notte aprivo la bara di mio padre e di Alby... E trovavo i loro vestiti. Questa notte la bara di Alby con lui mezzo decomposto...metà come il giorno del funerale, metà decomposto con l'occhio di fuori.... Uno schifo insomma. Non avevo paura anzi guardavo incuriosita... Ora visto che tra chi legge ci sono psicologi, vi prego di analizzarmi.

Ho sognato anche che scrivevo su un foglio la frase "una vita fa"

Bello...una vita fa ero tante cose... Ora ne sono altre.

Se meno per meno fa più... Deve arrivare il positivo. La matematica e' certa, e se piove o c'è il sole so bene di non essere sola!

sabato 1 giugno 2013

Ce la fai?

Mmmmmmh oggi no. Oggi è un giorno no. Ho la rabbia che fluisce nelle vene, sale al cuore e viene ripompata in circolo e sale fino alla testa.

Rabbia, collera, disperazione tutti in uno stesso calderone.

In giornate come questa spero che di addormentarmi e svegliarmi tra un paio di anni... O anche di non svegliarmi affatto.

Vorrei che il mondo si fermasse, vorrei silenzio intorno.

Invece  no... Silvia sei diventata grande, che fai non te lo ricordi?

I ricordi, i desideri, i ricordi e i desideri.

E la rabbia.... È quelle domande di sempre "perché ?"

E le risposte di sempre... "E' la vita"

Ma a me questa vita non piace più. Fermiamoci, cancelliamo tutto e ricominciamo.

Sono un foglio bianco e inizio a pensare cosa voglio essere, quali colori usare.

Inizio a immaginare... Iniziare e' sempre meglio che finire.