martedì 22 marzo 2016

Sotto questo cielo

Sotto questo cielo oggi succede di tutto...oggi a Bruxelles le bombe, gli attentati,  si proclama un Dio e lo si fa facendo scorrere sangue, cristiano, ateo, occidentale.  Poi la schiera di quelli che urlano "A casa!! non fateli entrare! ecco cosa fanno!!", simultanemente si vede la foto di quel bambino africano sbarcato con vestiti eleganti, perché la mamma gli aveva detto di vestirsi bene, che l'arrivo sarebbe stato un giorno di festa, l'inizio di una nuova vita.


Sotto questo cielo, sento di quella nonna uscita con la nipote di 18 mesi che non ha fatto ritorno a casa...le hanno ritrovate in un canalone dopo una notte passata in ipotermia,  la  bimba è stata operata ora è in gravi condizioni. Sembra che la donna soffrisse di alzheimer, ma non è certo.

Vedo le immagini del pulmann capovolto, quello dove sono morte 7 ragazze italiane, in Spagna con il progetto Erasmus dell'Università. Leggo di quella donna uccisa dal marito, una nuova donna uccisa.
Penso a quelle mie amiche che vivono in condizioni analoghe, con i mariti capaci di violenza verbale e fisica, penso a quanto sia difficile doversi fare forza  ogni mattina per alcune di loro, per quelle che stanno riuscendo a separarsi, per quelle che hanno cresciuto il figlio da sole, per quelle che stanno cercando di ricostruirsi e rimettere in discussione se stessi e accettare che si è sposati uno stronzo.

Penso alla mia amica che ieri ha dovuto partorire il suo secondogenito a 19 settimane...ha salutato il suo bellissimo angelo, mentre io e le altre amiche cercavamo di darle conforto sapendo benissimo che il conforto non esiste, che è sola e lo sarà nei prossimi giorni, quando si renderà chiaro tutto quello che è successo  e i contorni della vicenda saranno ben definiti. E il suo dolore...quello lo conosco e cerco di scappare quando lo avverto.

Sotto questo cielo mi sento impotente. A volte rendersi conto di ciò che davvero ci circonda ti fa spaventare a tal punto che ti rifugi in ciò che è futile e leggero, come una trasmissione che trasmettono in televisione, una di quelle che guardi con il cervello in modalità off.

Eppure... sotto questo cielo c'è ancora speranza.

Quella di due amiche che stanno aspettando il risultato della Fivet fatta qualche giorno fa, c'è il figlio dei miei amici che sta reagendo bene e che oggi ho visto per foto ed è bellissimo, ci sono quelle mie amiche che ce la faranno, a lasciare i mariti che le feriscono, e a ricostruirsi. Ci saranno ancora bambini che cresceranno con un solo genitore, o con due, magari dello stesso stesso. Sotto questo cielo c'è ancora la voglia di credere che il mondo non sia fatto solo da pazzi estremisti, non sia solo morte.

Sotto questo cielo c'è ancora vita, c'è ancora amore. Spengo la TV spazzatura, apro gli occhi, e accendo il cuore.








mercoledì 16 marzo 2016

I percorsi e i disegni divini

Ho sempre detto che credo nel destino, nel disegno divino. Credo anche al libero arbitrio ma questo segue una via precisa e di tuo, puoi decidere poco, ci sarà sempre una sovrastruttura a guidarti, sia essa creata dai legami, dalla famiglia o solo dal modo di pensare di ognuno di noi.

Ho cercato di vedere e dare una spiegazione ad ogni evento, cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno, anche quando era vuoto e c'era ben poca acqua da valutare.

Eppure ci sono volte che mi risulta davvero difficile, come oggi. Stanno rioperando il figlio dei miei cari amici, e sento un peso sull'anima...così grave che non riesco a vedere nemmeno il bicchiere.

In queste ultime settimane ho vissuto per osmosi la loro vicenda, cercando di stargli accanto come potevo e non so nemmeno quanto ci sia riuscita, quanto sia stata pressante e invadente, quando forse sarei dovuta stare zitta in un angolo. Ho fatto quello che sentivo ed ora sono qui a pormi domande, ancora una volta, sul perché la vita sia così difficile.

Hanno scritto libri interi sulla vita, ma a me risulta davvero faticoso accettare il dolore degli altri, perché purtroppo o per fortuna lo faccio mio, e a volte sento che mi manca il respiro.

A questa vicenda si aggiunge uno stress lavorativo dettato da una gara pubblica che probabilmente non vinceremo, perché a quanto pare "stiamo sul cazzo". E l'Italia va così, lo sappiamo bene tutti. La meritocrazia non esiste, non è mai esistita, esiste la famosa "leccata di culo", con quella puoi raggiungere la Luna. E quindi, da ansiosa e tragicomica come sono vedo tutto nero, mi vedo già alla ricerca di un nuovo lavoro come se questa perdita segnasse la fine dell'azienda.

Che poi so benissimo che non è così, ma come ho detto, ridetto mille e mille volte, il cambiamento spaventa, e l'idea di chiudere un altro periodo mi rompe proprio le palle. Sì, credo di avere le palle piene di questi cambiamenti, di questi adattamenti dettati sempre dagli altri. E che cavolo.

Per fare una similitudine mi sento dentro a un barattolo basso, dal quale potrei uscire allungando un braccio, ma faccio fatica ad alzarlo, sono come intorpidita.

Quando nasce un figlio è vero che si cambia, e che cambiano le priorità, cambia proprio il modo di pensare. Lui è la priorità, il suo benessere, la sua felicità prima di tutto. È un processo istintivo e per quanti psicologi, per quante persone intelligenti tu possa incontrare che ti ripeteranno sempre che "no, non deve venire prima di tutto", non sarà mai così. E quando saprai di altri bambini che stanno male, che muoiono, magari in mezzo al mare perché i genitori stavano cercando la salvezza, allora sentirai ogni volta un pugno allo stomaco che ti toglierà il respiro, e il sonno.

Per una fragile e sensibile come me, insomma, è un bel casino. 

Mi scuso per i toni poco educati di questo post, ma come al solito sto scrivendo di getto...e mi sto sfogando, con i francesismi che mi caratterizzano (chi mi conosce sa bene come sono fatta).

Spero di arrivare in piedi alla fine di questa giornata e di questa settimana, devo necessariamente proiettarmi sul presente. Che il passato è ingombrante e il futuro mi fa venire le vertigini.






giovedì 10 marzo 2016

Tra vecchie mail e disordine

Ho cambiato computer da un mese, nel farlo ho deciso di non importare il vecchio computer sul nuovo (uso un mac e si può fare la migrazione da un mac ad un altro), ho fatto quindi la scelta di ripartire da zero, soprattutto per le mail, ho importato solo quelle importanti, selezionando, e scartando blocchi interi di corrispondenza....(avevo 42Gb di mail tanto per capire).

Vabbè, e allora? Allora sono ripartita. Mi rendo conto che per molti questa cosa non ha senso ma per me, ovviamente sì. Tra le mail importanti ho racchiuso in una cartellina tutte quelle di papà, anche quelle sceme in cui magari mi diceva solo "ho trovato questo, guarda un po'".

Però, da brava casinara quale sono, una parte di mail sono rimaste nel vecchio mac e quindi, se mi manca qualcosa devo andare a prenderle lì, e tra il cerca mittente, ordina per data ecc... ho ritrovato mail delle persone che mi scrissero dopo la lettera che venne pubblicata su la Repubblica, le ho rilette tutte...e ho provato un misto di gioia e tenerezza, per quello che ero io in quei giorni, per il cammino fatto, per la sensazione di fragilità che provo nel rileggermi, avvolta com'ero in quel dolore difficile da toccare, e ancora così vivo dentro.

In questi giorni mi sento emotivamente fragile perché due miei cari amici hanno avuto il loro secondo bimbo che purtroppo ha un problema al cuore e dovrà essere operato...e quindi l'attesa di questa gravidanza, la nascita, la preoccupazione...non so mi ha proiettato in una dimensione astratta, dove il confine tra la gioia e la paura è davvero labile. E io che ho sempre decantato e richiesto empatia dagli altri mi sono resa conto di essere paralizzata, inerme ad affrontare quello altrui.

Forse il continuo mettersi in discussione aiuta a capire, ad accettare...non lo so. Davvero, credevo, credo (?) di conoscere bene me stessa e invece forse ci sono aspetti che devo ancora decifrare, forse è giusto così, forse fa solo parte del percorso di rinascita.

Quanti angoli dovrò ancora smussare...quanto cambiare...per poi accorgermi di essere sempre io.

Quella che non tiene ordine nella casella delle mail, nemmeno sulla scrivania e forse nemmeno nel cuore.